L’ESPERIENZA “ECCEZIONALE”
Possiamo definire l’inserimento di un bambino all’asilo nido un’esperienza “eccezionale” nella vita quotidiana del bambino. Perché “eccezionale”? Usiamo questo termine per evitare di connotare subito l’inserimento come evento buono o cattivo nei confronti del quale dare immediatamente un giudizio di valore. “Eccezionale” è invece qualcosa di inatteso, singolare, straordinario che cambia il mondo di un individuo, sottraendogli una parte di esperienze vissute fino a quel tempo e creandogli nuovi punti di riferimento. L’evento “eccezionale” è tale solo in rapporto alle singole persone.
Cambiare abitazione, la nascita di un fratello, andare a vivere in un’altra città, stringere un rapporto di grande amicizia, andare a scuola, innamorarsi, perdere una persona cara, sono esperienze comuni a tutti gli uomini eppure diventano, nella vita di ciascuno, eventi eccezionali che si fissano nella memoria e vivono determinando la storia personale.
Ecco allora che l’eccezionalità di ogni esperienza sta proprio nelle emozioni più o meno intense e particolari che ogni evento scatena in chi lo sta vivendo. Il bambino che viene inserito all’asilo nido vive dunque una esperienza che gli procura emozioni precise ma soggettive: il senso del disorientamento in un luogo che non conosce, la paura incontrollabile di fronte all’assenza della madre e, lentamente, la curiosità per gli adulti che gli stanno intorno.
L’INSERIMENTO DEL BAMBINO
L’inserimento del bambino al nido è un momento delicato e particolarmente significativo, poiché rappresenta la prima esperienza di distacco dalla famiglia e quindi una sostanziale modifica della qualità relazionale nella sua vita. Viene richiesto infatti al bambino di uscire dall’ambiente a lui familiare, per incontrare uno spazio, degli oggetti, degli adulti del tutto nuovi. Gli si chiede inoltre di apprendere nuove abitudini e di condividere quasi tutto anche con gli altri bambini. Questa esperienza è emotivamente complessa, pertanto deve essere mediata da una corretta strategia d’intervento messa in atto dagli educatori e dai genitori che collaborano per consentire un positivo inserimento al nido del bambino.
È indispensabile che un genitore rimanga al nido con il proprio figlio almeno la prima settimana di frequenza secondo tempi concordati in base alle reazioni ed esigenze che il bambino esprime. L’inserimento graduale vissuto con calma, e la presenza rassicurante del genitore, favoriscono il rapporto positivo tra il bambino e il nuovo ambiente e gli offrono la possibilità di superare l’ansia della separazione.
L’inserimento al nido è preceduto da una serie di contatti con la famiglia e gli operatori mediante assemblee e colloqui individuali che permettono ad entrambi di raccogliere notizie, informazioni riguardanti il nido e la storia del bambino, favorendo il nascere di una fiducia reciproca e di un reciproco coinvolgimento verso lo stesso obiettivo: realizzare le condizioni migliori per il benessere del bambino.
CONOSCERE IL BAMBINO
Nel corso dell’anno che trascorrerà all’asilo nido o “piccolo” alla scuola materna, lo sviluppo del bambino evolverà secondo stadi che vanno in media da quattro a sei mesi. Da qui perciò la necessità di un metodo pedagogico che si adatti allo sviluppo dei bambini e li aiuti affinché questo sia il più armonioso possibile. Il bambino cresce in altezza ma il suo schema corporeo resta ancora impreciso. Cammina o corre muovendo il proprio corpo in modo piuttosto disordinato, i suoi movimenti si affineranno soltanto più avanti. Ma non si può suddividere questo essere globale in parti diverse: non è da un lato corporeo e dall’altro psichico, cognitivo o sociale, ma tutto questo insieme.
Presente agli altri con il proprio corpo, il bambino vede gli altri attraverso il corpo di questi ultimi. A questa età infatti il linguaggio è ancora totalmente radicato nel corpo come pure la vista e tutte le percezioni e reazioni affettive o sociali in genere.
Pur dando la precedenza al corpo e all’azione, cerchiamo di conservare una visione globale del bambino per esaminarne in successione lo sviluppo psicomotorio, cognitivo, sociale ed infine affettivo.